E’ primavera! Come tutti i passaggi astronomici che comportano un cambiamento di stagione anche l’equinozio di primavera custodisce un profondo significato simbolico. A partire dal solstizio d’inverno di cui abbiamo parlato qui, la luce ha cominciato a conquistare terreno sulle tenebre fino ad arrivare a un momento di assoluto equilibrio: in questo giorno che segna convenzionalmente l’ingresso della primavera la notte dura quanto il giorno, le ore di luce quanto le ore di buio.
L’equinozio di primavera nelle tradizioni
È una delle fasi più importanti dell’anno, considerata sacra e per questo celebrata da tutti i popoli con particolari riti e liturgie: nell’antica Mesopotamia c’era la festa del nuovo anno, in Egitto si festeggiava Sham el Nessim, nell’antica Grecia si celebrava la fertilità attraverso il mito di Persefone che in primavera ed estate torna dalla madre Demetra dopo aver soggiornato per gli altri sei mesi dell’anno con in consorte Ade negli inferi. Nella religione cristiana poi la Pasqua che non cade mai prima del 21 marzo e mai oltre il 25 aprile rappresenta il ritorno alla luce.
Il risveglio della natura
L’equinozio di primavera simboleggia un ineffabile stato di armonia nell’universo che corrisponde ad una trasformazione benefica della natura umana: tutto si risveglia alla vita e tende ad uscire in superficie per godersi le energie sottili benefiche, intense e profonde della primavera. Quella scintilla di luce che era il Sole bambino del solstizio d’inverno è cresciuto fino a vincere le tenebre dell’ignoranza. In questo periodo di misteriosa rinascita e rigenerazione della natura avviene l’accoppiamento degli animali, le piante cominciano a fiorire e i germogli della vita rinascono ovunque, allo stesso modo per il nostro essere è il momento della purificazione, di riportare equilibrio nella propria vita con la spontaneità e il coraggio che questo periodo dell’anno ci dona.
Equinozio di primavera, che succede al nostro organismo?
Il nostro organismo risente dei cambiamenti astronomici: incidono gli influssi dell’elettromagnetismo terreste che varia a seconda della posizione della Terra in relazione agli altri pianeti del sistema e la quantità di luce che riceve. L’epifisi secerne melatonina in quantità inversamente proporzionale alla quantità di luce e questa inibisce il rilascio di serotonina, che è l’ormone che determina il buonumore: come conseguenza nei mesi invernali e soprattutto nei Paesi nordici si può avvertire un senso di torpore se non addirittura di depressione, quando invece le giornate si allungano l’epifisi secerne meno melatonina, che equivale a più serotonina che spiega la tipica euforia che accompagna l’arrivo della primavera.