Più di otto milioni di tonnellate di plastica finiscono in mare ogni anno. Una situazione insostenibile su cui sta puntano i riflettori Ocean rescue, la campagna lanciata da Sky per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla minaccia che incombe sulla salute della vita marina e stimolare iniziative costruttive che aiutino a preservare questo straordinario ecosistema, di cui noi esseri umani, per primi, beneficiamo.
La salute degli oceani è sotto assedio per colpa della plastica, soprattutto quella monouso, la classica usa e getta (piatti, bicchieri, buste) che sta strangolando le aree marine uccidendo pesci e uccelli. Una vera e propria marea di plastica si aggira in ogni angolo sommerso del globo, nessuno escluso, formando delle vere e proprie isole “artificiali” e finendo spiaggiata in quelle baie, dalla Gran Bretagna all’India, che un tempo erano paradisi naturali. Il Mediterraneo e le sue spiagge per esempio sono considerati tra le zone più a rischio, stando a quanto riportato dall’Unep, l’Agenzia ambientale delle Nazioni Unite: qui il problema principale sono le microplastiche – sfere, granuli, pellicole, lenze e schiuma – frammenti di meno di 5 millimetri che attraverso i pesci arrivano nei nostri piatti con il loro “carico” di ftalati e bisfenolo. Le conseguenze sulla salute dell’uomo sono ancora oggetto di studio, ma di certo non è piacevole pensare di mangiare alimenti contenenti plastica.
“Ogni minuto – si legge sul sito della campagna Ocean rescue – l’equivalente del carico di un camion di spazzatura finisce negli oceani, la plastica non si decompone mai e rimarrà lì per sempre. Se la situazione non cambia, entro il 2050 la quantità di plastica presente nel mare peserà più dei pesci. La plastica ha un impatto sull’intero ecosistema, la vita marina viene intrappolata, se ne ciba e ci vive dentro. E ha anche un impatto diretto sulla nostra vita, agendo come una spugna per le tossine che possono finire sulle nostre tavole”.
Come sostenere la campagna Ocean rescue?
Ognuno nel proprio piccolo può dare una mano, come suggerisce la campagna Ocean rescue. Innanzitutto proviamo a liberarci della plastica che bene non fa neppure al nostro organismo. Sembra un’impresa impossibile perché da quando è stata inventata è diventata parte integrante della nostra vita, dandoci l’illusione dell’indistruttibilità combinata alla praticità. Ma si può fare. Per esempio iniziamo a utilizzare le bottiglie d’acqua di vetro, portiamo da casa le buste riutilizzabili quando andiamo a fare la spesa anziché recuperarne sempre di nuove, evitare di utilizzare piatti, bicchieri e stoviglie monouso e ricorrere ai detersivi alla spina in modo da tagliare l’impatto dei flaconi.
E poi facciamoci coinvolgere da questa campagna a fin di bene. Ci sono tante organizzazioni che si spendono per preservare la salute degli oceani: si può partecipare alla pulizia di una spiaggia, attivarsi per una raccolta di fondi o per delle petizioni. Infine si può scegliere di acquistare pesce sostenibile: per farlo potete scaricare l’app Good Fish Guide per saperne si più su come scegliere, etichetta alla mano, il pesce da portare a tavola.