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Yama, cinque principi dello yoga

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Yama: principi dello yoga

Lo yoga è una filosofia di vita che va oltre le asana eseguite sul tappetino e sconfina nei nostri comportamenti quotidiani. È uno stile di vita, un’attitudine ad affrontare gli eventi che costellano la nostra esistenza. Non basta sapere eseguire alla perfezione Hanumanasana per essere un buono yogi. Secondo gli insegnamenti di un maestro come Patanjali esiste un’etica dello yoga, circoscritta dalle 10 regole d’oro yama e niyama, uno stile di comportamento cui chi si avvicina a questa disciplina deve ambire.

Yama, come comportarsi con gli altri

In sanscrito le regole che compongono i pilastri dello yoga si suddividono in yama e niyama; le prime attengono ai principi da seguire nel rapportarsi agli altri, le seconde riguardano il comportamento verso se stessi. In entrambi i casi le regole vanno applicate nelle azioni, nelle parole e nei pensieri, in qualsiasi ambito ci si muova. Yama e Niyama sono i primi due degli otto gradini dello yoga indicati da Patanjali per raggiungere samadhi, cioè la beatitudine.

I cinque yama

Cominciamo a soffermarci sui cinque yama, cioè i principi cui attenersi quando ci si rapporta agli altri per rafforzare il nostro carattere, migliorare le relazioni sondurre una vita più sana e pacifica.

1. Ahimsa. È il principio della non violenza nei confronti degli altri e di se stessi e che si può manifestare verbalmente, fisicamente ed emotivamente. Spesso la violenza si manifesta attraverso la rabbia, la tendenza a criticare, l’irritazione. Il giusto antidoto è la compassione di tradizione buddista che consiste nell’accettare la vita e si suoi eventi così come sono, senza la pretesa di modificarli

2. Satya. Dobbiamo vivere e parlare nel rispetto della verità facendo però attenzione a non ferire gli altri, che urterebbe con il principio di Ahimsa che è indicato come primario.

3. Asteya. Oltre a rievocare il non rubare dei 10 comandamenti della Bibbia, trova la sua estrema sintesi nel non prendere ciò che non viene offerto liberamente e riguarda oggetti materiali e non materiali. Praticare Asteya si traduce anche nell’opporsi allo sfruttamento, all’ingiustizia sociali e all’oppressione , stimolando incece la generosità.

4. Brahmacharya. Il principio della continenza (anche sessuale) prescrive di controllare i propri impulsi fisici, ricorrendo a coraggio e forza di volontà in modo da trovare un equilibrio tra le varie attività e preservare le energie per un fine più alto e  spirituale. Imparando a controllare gli istinti, si cresce in vigore ed energia divenendo sempre più forti, sani e saggi.

5. Aparigraha. Questo yama si sofferma sulla capacità di liberarsi di tutto ciò di cui non abbiamo realmente bisogno. Quando indulgiamo nel lusso e nel superfluo, diventiamo avidi, perdiamo di vista il nostro vero sé e non siamo più predisposti a ricevere ciò di cui abbiamo realmente bisogno.

 

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